Stavo per spegnere la luce, era tardi e l’indomani dovevo fronteggiare una causa importante in tribunale quando vidi spuntare mio figlio. Poggiato allo stipite della porta della mia camera da letto, sembrava cercare sostegno quasi si manteneva.
Gli chiesi cosa avesse, le labbra erano di un colore violaceo come quando le stringeva forte tra i denti, quando qualcosa lo feriva.
Dietro di lui mio marito annunciò solo “ tuo figlio mi ha messo alla porta”.
Ancora non capivo, nessuno dei miei due uomini riusciva a spiegarsi meglio di quanto non stessero già facendo. L’uno col suo silenzio e il volto smorto e l’altro con il suo farfugliare frasi che a me sembravano sconnesse.
Poi “ Papà ha un’altra donna” e di corsa saltò sul letto occupando il posto vuoto accanto al mio. Guardavo mio figlio, le braccia incrociate e il suo sguardo perso nel mio, intento a cercare una reazione alla quale aggrapparsi e io non riuscivo a guardare altro se non le sue piccole labbra scure.
“Dormiamo” e spensi la luce.
Ricordo di aver dormito per qualche ora o forse soltanto dieci minuti ma quando mi alzai, mio marito era ancora lì, sosteneva la porta della mia camera da letto al posto di mio figlio e ci osservava e i suoi occhi erano rossi di pianto.
“Dimmi perché non hai risparmiato tuo figlio? Perché non sei stato attento?”
“ Volevo che lui ti aiutasse a cancellarmi dalla tua vita, che ti desse una spinta visto che tu non ci riesci da sola”.
Io volevo solo una famiglia normale.
Oggi, mio figlio, è una donna.